Pier si annulla ogni notte: si ubriaca e si cala di tutto al Blackout, insieme ai ragazzi del quartiere, e al mattino è uno zombie che lavora per una miseria. Vive per inerzia, andando avanti perché deve, e anziché chiedere aiuto non risponde da mesi alle chiamate della sorella, l’unica che potrebbe salvarlo.
A quasi vent’anni, anche Nina non ha sogni né progetti, ha lasciato la scuola e si sente vuota. Sta chiusa in casa tutto il giorno ed esce la sera, quando sua madre va a letto. Si fa bella se sa che c’è Pier, mette i tacchi e la gonna per fare colpo. Eppure lui la nota appena.
Dell’intero quartiere, l’unico ad avercela fatta è Lucio. Ha lasciato la città dopo il liceo, fa il giornalista e si è realizzato. La sua strada, però, è destinata a incrociare quella dei soliti ancora una volta, quando Pier scopre che dentro la sua pancia c’è un bambino: un feto all’ottava settimana.
Con una scrittura diretta e dai tratti cinematografici, scarna quanto precisa, Giacinti sfida le aspettative del lettore riguardo famiglia, identità e amore, scrivendo un romanzo sulla ricerca di sé, sulle conseguenze dell’abbandono e il valore dell’appartenenza, qualunque essa sia.